Nane Oca di Giuliano Scabia con Giovanni Betto e Coro Code di Bosco

NANE OCA è un capolavoro. Assoluto. Sì, va bene, siamo di parte. Sì, va bene, non ci si può credere, così, sulla fiducia. Sì, va bene, lo dite solo per farci venire a teatro. Eppure è così. Perché c’è un suonatore di viola pomposa. E poi una bellissima fata, suonatrice d’arpa. Dal loro amore nasce Giovanni. E poi c’è suor Gabriella. E poi si fa l’amore. E poi c’è il ciarepìn. E Giostrina. E c’è Padova Pavessa Carezzaventi. E il fiume Bachibach Bachilione Bachì. E l’albero della piazza dei Frutti. E poi c’è il professor Pandolo. E, infine, ultimo ma non ultimo, l’Uomo Selvatico. Ma poi, alla fine, riuscirà Giovanni-Nane a trovare il vero momòn? E qua volete troppo. Perché questo è tutto da vedere. Fra un racconto e un altro, fra una canzone e un’altra, fra una parola garbina e una musica molto, molto, molto momòn…
GIULIANO SCABIA ci rivela che lui sa, adesso, che tutti i personaggi, e non solo Giovanni (Oca), sono alla ricerca del momòn. E sa anche che alcuni (compreso forse tu, lettor-spettator) alla fine lo trovano. Ma a chi ascolterà questa storia e, preso dal suo tremito, arriverà fino in fondo, l’Autore chiede la gentilezza di non rivelare i tre segreti di Nane Oca: qual è la vera identità della Fata Aura, qual è la lingua del Magico Mondo, cos’è il vero momòn.

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